domenica 5 gennaio 2020

La FUGA di SNOWDEN
























NOTE BIOGRAFICHE - Edward Snowden nasce a Elizabethtown (Carolina del Nord), il 21 giugno 1983. Il padre, ufficiale della Guardia Costiera e la madre, funzionaria presso l'amministrazione del Tribunale di Baltimora, avevano trasferito la loro residenza nel Maryland quando Edward aveva sedici anni. Qui, il ragazzo frequenta un College studiando informatica, crittografia e altre tecnologie, ma interrompe gli studi per problemi di salute. Una volta ristabilito, studia privatamente e riesce a superare gli esami per conseguire un GED, titolo equivalente ad un diploma di scuola superiore. Mentre la sorella maggiore Jessica prosegue nella sua carriera di avvocato federale, Snowden decide di arruolarsi nell'esercito per andare in guerra contro l'Iraq, pensando fosse suo dovere combattere contro i terroristi che avevano abbattuto le torri gemelle. Tuttavia, non riesce a completare l'addestramento perché, a causa della gracilità delle sue ossa, si spezza entrambe le gambe sotto il peso eccessivo dello zaino. Il ritorno in patria con il congedo avviene dopo circa quattro mesi dalla sua partenza ed Edward riprende a pianificare il suo avvenire: pur non essendo laureato viene ammesso a frequentare un Master telematico in Computer Security presso l'Università di Liverpool. Al termine del corso, viene assunto dalla National Security Agency (NSA) con sede segreta presso l'Università del Maryland. Questa Università  era un vivaio di reclutamento per futuri agenti della CIA ed anche Snowden sarà contattato ed arruolato per occuparsi di sicurezza informatica. La sua prima missione è quella di lavorare sotto copertura nell'ambasciata Usa di Ginevra nel 2007. In questa sede riceve le autorizzazioni per visionare un incredibile numero di documenti classificati e inizia ad avere forti dubbi sulle procedure dell'Agenzia. In un'intervista concessa a The Guardian nel 2013 dopo la sua fuga, dichiarerà: "Gran parte di ciò che ho visto a Ginevra mi ha davvero deluso per come funziona il mio Governo e per la ricaduta che ha sul mondo intero... Mi sono reso conto di essere parte di qualcosa che stava facendo molto più male che bene". Ed è per questo motivo che si dimette dalla Central Intelligence Agency: torna a lavorare nella NSA e nelle ditte che ne avevano in appalto la consulenza come l'azienda Dell produttrice di computers e la Booz Allen Hamilton. Su incarico della Dell, andrà come istruttore della difesa informatica in una base americana in Giappone e, per la Booz, a collaborare con la sezione NSA nelle Hawaii.

























L'ANIMA GEMELLA - Esiste l'anima gemella ? Forse non per tutti, ma Edward ha avuto la fortuna di trovarla. Ovviamente, per un tecnico informatico il primo incontro non poteva avvenire che on line su un social network. In quello scelto da Snowden gli utenti esprimevano il gradimento reciproco con un voto da uno a dieci. Lei si chiama Lindsay Mills e, quando diede  la sua valutazione di 8/10 per Edward, non era ancora ventenne; lui, dopo aver visionato le foto e il profilo di questa ragazza appena diplomata in una Scuola d'Arte, la premiò con un 10/10. Seppur non in modo continuativo, iniziarono a vivere insieme, dapprima a Baltimora e, infine, nell'isola di Oahu alle Hawaii dove Snowden già lavorava dall'aprile 2012; Lindsay lo raggiungerà qualche mese più tardi nella villetta che Edward aveva affittato. Una volta trasferiti nell'arcipelago, trascorrono diversi mesi in un paradiso terrestre, perennemente a contatto con la natura lussureggiante del luogo di cui esplorano ogni angolo. Lei si dedica alle arti figurative, sia in funzione di fotografa che di modella ed entra a far parte di un gruppo hawaiano di acrobati come ballerina di pole dance: attività sportiva da eseguire alla pertica e da non confondere con la lap dance. Edward ha praticamente tutto quello che un giovane uomo può desiderare: una donna di cui è innamorato e che lo ama, una bella casa in un'isola ricolma di bellezze naturali, uno stipendio annuale erogato dalla Booz Allen di circa $200.000  e che, da quando ha iniziato a lavorare, è sempre stato superiore ai centomila dollari. Ma c'è qualcosa che non va, che lo rode dentro e che non riesce a superare. Lavorando nelle strutture di intelligence e di security per il suo Governo, ha scoperto che la sorveglianza di massa era praticata violando la privacy ed altri diritti garantiti dalla Costituzione americana. Ciò avveniva utilizzando programmi top secret come PRISM e TEMPORA. Gradualmente, in Snowden matura il proposito di denunciare questa situazione al più vasto pubblico possibile studiando il modo di ammortizzare le conseguenze per la sua famiglia e per se stesso. L'evento scatenante fu quando si accorse che anche lui e Lindsay erano stati spiati. Allora Snowden, che aveva già scaricato migliaia di files top secret dai computer della NSA, chiede al suo supervisore un permesso di due settimane per curare una lieve forma di epilessia già certificata in precedenza. Alla sua ragazza lascia un biglietto, avvisandola che deve partire per motivi di lavoro e, al momento, non sa ancora quando potrà ritornare. Dopo aver svuotato il conto corrente, prenota una stanza all'hotel The Mira e, il 20 maggio 2013, sale su un volo per Hong Kong.























FUGA a HONG KONG - Nella camera singola n.1014 del lussuoso Mira, Snowden sistema i suoi pochi effetti personali, i suoi quattro laptop e le chiavette di memoria su cui ha scaricato un numero imprecisato di files, si presume dai 50 ai 70 mila. Nei mesi precedenti alla sua partenza, aveva contattato alcuni giornalisti a cui intendeva consegnare il materiale sottratto alla NSA, lasciando alla loro responsabilità la scelta di pubblicare quelli di maggior interesse pubblico. Aveva scritto diverse mail a Glenn Greenwald pregandolo di usare una chiave crittografica PGP al fine di proteggere i dati da eventuali intercettazioni, ma lui si mostrò diffidente e non gli rispose. Greenwald, nato a New York e cresciuto in Florida, avvocato esperto di contenzioso costituzionale e diritti civili, aveva lasciato i tribunali nel 2005  per dedicarsi al giornalismo investigativo: risiedeva per la maggior parte del tempo in Brasile, scriveva libri e aveva pubblicato articoli su The Guardian. Snowden si rivolge allora alla giornalista e cineasta americana Laura Poitras di cui era venuto a conoscenza proprio leggendo alcuni articoli di Greenwald. La giornalista aveva avuto problemi segnalati dalla sicurezza a causa di alcuni suoi video-documentari sugli abusi dell'amministrazione pubblica, tuttavia non le fu mai imputato alcun crimine. Laura, essendo in possesso di una chiavetta PGP, risponde a Snowden, ma con una certa diffidenza, ipotizzando fosse un agente in incognito; il suo interlocutore la rassicura scrivendo che non vuole sapere niente da lei ma soltanto trasmetterle informazioni e documenti sugli abusi perpetrati dall'Agenzia della Sicurezza americana. Poitras, leggendo le successive mail di Snowden si convince della sua affidabilità, tuttavia sente il bisogno di consultarsi con un collega esperto in legalità e sicurezza. Si rivolge dunque a Barton Gellman, giornalista del Washington Post e vincitore di diversi premi Pulitzer. Questi, comprende subito il potenziale e l'autenticità delle informazioni fornite da Snowden ed esprime una valutazione positiva. Dopo aver consultato Gellman, Laura Poitras chiede un appuntamento a Greenwald e lo mette al corrente di tutto, anche della richiesta di Edward di organizzare un incontro ad Hong Kong nel mese di maggio. Ritorniano a Snowden che ora si è sistemato al Mira e che attende con ansia la risposta dei giornalisti al suo invito di incontrarli ad Hong Kong. Dal momento che Greenwald lavorava per The Guardian, la direzione del giornale pretende che all'incontro debba presenziare anche Ewen Mac Askill, un giornalista scozzese veterano di loro fiducia. Il 31 maggio Poitras, Greenwald e lo scozzese preparano i bagagli e, al mattino del giorno dopo, vanno all'imbarco dell'aeroporto Kennedy a prendere un aereo per Hong Kong. Il 3 giugno incontreranno  Snowden al The Mira.



RICERCATO dagli USA - Seguendo le istruzioni di Snowden, che si rese riconoscibile con un cubo di Rubik in mano, Glenn Greenwald e Laura Poitras si recano all'appuntamento davanti al ristorante di un centro commerciale. Qui fanno conoscenza con il loro informatore che poi li conduce nella sua stanza all'hotel The Mira. Entrambi i giornalisti rimangono scioccati dall'aspetto di Edward che dimostrava al massimo 22 anni a dispetto dei 30 che aveva in realtà. Si chiedono come mai una persona così giovane possa avere tutte quelle conoscenze e una consolidata carriera negli apparati della sicurezza informatica. Parlando con lui, tuttavia, ogni dubbio viene dissipato e, il giorno dopo, anche Mac Askill, che era rimasto nel suo albergo, viene invitato a visionare i documenti nella stanza n.1014 del Mira; Laura decide di trasferirsi in un'altra camera dello stesso albergo di Snowden per facilitare le riprese video del loro lavoro. Alla fine di quel giorno, datato martedì 4 giugno 2013, Greenwald e lo scozzese provvedono alla stesura del primo articolo sulla raccolta della NSA dei registri della società telefonica Verizon. Il report verrà pubblicato il giorno dopo su The Guardian poi, nei giorni successivi, seguiranno altri articoli sulle intercettazioni illegali di PRISM. Snowden aveva spedito alcuni files anche a Barton Gellman che era rimasto in America e scriveva per il Washington Post. Intanto, a Hong Kong, i tre giornalisti americani trascorrono in bianco la notte fra la domenica e lunedì 11: attendono che venga pubblicata l'intervista di Greenwald a Snowden filmata da Laura Poitras qualche giorno prima. In questa intervista Snowden si autodenuncia come unico responsabile dei files sottratti alla NSA ed unica fonte degli articoli pubblicati dai giornalisti. Mac Askill aveva sconsigliato Edward di rinunciare all'anonimato, ma egli rispose che era necessario per garantire, alle autorità giudiziarie statunitensi, la completa estraneità dei familiari, dei colleghi di lavoro e della sua ragazza.Tutto accade alle tre del mattino: il video va in onda sul sito web del Guardian ed immediatamente si diffonde nei 'media' e i blog di tutto il mondo. Dopo qualche ora, l'albergo dove alloggiano Glenn Greenwald ed Ewen Mac Askill, viene invaso dai reporter che li travolgono con le loro domande: alcuni, avendo osservato la lampada vicino a Snowden in una foto sul Guardian, capiscono che è un accessorio in dotazione al Mira e si precipitano lì per intervistare l'informatore. Ma trovano soltanto Laura con la videocamera in mano: Edward aveva già raccolto le sue cose nello zaino seguendo i due avvocati che aveva contattato  prima di autodenunciarsi. Tutti e tre si stavano dirigendo in macchina verso i quartieri periferici e poveri di Hong Kong, come quello di Sham Shui Po in cui risiedevano i rifugiati richiedenti asilo.

























IMBOSCATO FRA I RIFUGIATI - Gli avvocati a cui Snowden si era rivolto erano il canadese Robert Tibbo e il suo collaboratore Jonathan Man Ho Ching, un membro dello studio associato "Ho Tse Wai & Partners". Nei loro uffici legali a Hong Kong prestavano assistenza agli immigrati e ai rifugiati politici che chiedevano asilo nella metropoli asiatica. La caccia del governo Usa a Snowden stava per iniziare: sicuramente, nei giorni successivi, sarebbe stata inviata una formale richiesta di estradizione alle autorità di Hong Kong. La sera del 10 giugno Edward paga il conto all'Hotel The Mira poi, con i suoi avvocati, si reca agli Uffici dell'Onu per inoltrare la richiesta di asilo politico. Tale richiesta, praticamente inutile per ottenere l'asilo ad Hong Kong che lo concedeva di rado e solo dopo un iter di almeno cinque o sei anni, serve a rallentare un'eventuale estradizione di Snowden. Successivamente, Tibbo e Man lo conducono nei bassifondi della città, nei poverissimi quartieri in cui risiedono gli immigrati e migliaia di richiedenti asilo provenienti soprattutto dal Vietnam, dalle Filippine, dallo Sri Lanka e dal Pakistan. Arrivano nel quartiere di Lai Chi Kok a Kowloon e chiedono a Supun e Nadeeka di ospitare e nascondere Edward nel loro poverissimo bilocale per qualche giorno. Si tratta di un coppia di cingalesi con due bambini: lui, militare fuggiasco dopo aver subito torture e lei reduce da una storia di stupri ed abusi. Sono due clienti di Tibbo in attesa da anni della concessione di asilo politico e comprendono subito che, se il loro avvocato chiede protezione per questo giovane americano deve avere buone ragioni per farlo. Intanto, il 14 giugno il team legale di Man Ho Ching scopre che il governo degli Stati Uniti ha inoltrato all'amministrazione di Hong Kong accuse penali sigillate contro Snowden con la richiesta di trattenerlo. Senza una ragione apparente, la polizia inizia a pattugliare in modo intensivo la zona di Lai Chi Kok e Tibbo va a prendere Edward per trovargli un altro rifugio. La sua nuova ospite è una richiedente asilo filippina, si chiama Vanessa Rodel e vive nel quartiere di Sham Shui Po con la figlioletta e la madre. Snowden rimane nella sua abitazione per quattro giorni prima di trasferirsi da Ajith, un altro ex militare rifugiato proveniente dallo Sri Lanka. Il 21 giugno, cioè il giorno del suo trentesimo compleanno, Snowden apprende che gli Stati Uniti lo hanno pubblicamente accusato di tre reati penali ai sensi dello Spionage Act del 1917 chiedendo il suo arresto immediato al governo di Hong Kong. Altri dettagli e foto dei personaggi protagonisti di questi avvenimenti possono essere reperiti cliccando su National Post.


























S.O.S. a WIKILEAKS - L'avvocato asiatico Man Ho Ching chiede ad un altro socio del suo studio di sondare le intenzioni del governo cinese nei riguardi dell'informatore americano. Il socio si chiama Albert Ho Chun-Yan ed è un attivista politico impegnato nei movimenti democratici per la difesa dei diritti civili. A questo punto, Snowden comprende che, se non organizza la sua partenza da Hong Kong il prima possibile, rischia il blocco del passaporto. Pertanto esorta Robert Tibbo a contattare Julian Assange, il cofondatore di Wikileaks, affinchè cerchi qualche Stato disposto ad offrirgli asilo politico. Assange, allora rifugiato nell'ambasciata ecuadoregna a Londra, si mette in contatto con Sarah Harrison, una giornalista del suo staff che, in quel momento, si trova in Australia. La Harrison, dopo le informazioni ricevute sul caso Snowden, accetta di collaborare e prende il primo volo per Hong Kong. Arriva nella metropoli asiatica la notte del 21 giugno accolta dai legali di Snowden e, nelle ore successive, viene contattata via internet da Assange: l'Ecuador dichiara la sua disponibilità ad accogliere l'informatore americano. Occorre, dunque, prenotare un prima tratta di volo per Mosca e poi, da lì, una seconda tratta per l'Equador con scalo a Cuba. Sarah acquista anche una dozzina di biglietti in più per varie destinazioni tra le quali Cuba, India e Islanda per depistare eventuali agenti statunitensi e cinesi. Tuttavia, l'avvocato Albert Ho Chun-Yan, in verità poco gradito al governo cinese per le sue battaglie democratiche, non ha ancora ricevuto nessuna risposta sulle intenzioni, o meno, di arrestare Snowden. Ma, a sorpresa, Edward riceve direttamente una comunicazione da un intermediario statale in cui veniva suggerito che, una sua eventuale partenza da Hong Kong, sarebbe stata accolta con favore. Gli avvocati avvisano che potrebbe essere un tranello per far uscire Snowden dal suo nascondiglio; qualche ora più tardi, altre informazioni reperite da Albert Ho fanno pensare che l'accesso all'aeroporto non dovrebbe essere ostacolato. La mattina del 23 giugno, Tibbo carica Edward e Sarah sulla sua auto e li conduce all'aeroporto di Hong Kong. Si accorgono che alcuni uomini, forse poliziotti in borghese, li seguono con discrezione, ma nessuno tenta di fermarli. Il momento più critico è quando Snowden presenta il suo passaporto prima di salire sul volo SU 213 dell'Aeroflot: sarà ancora idoneo oppure il governo americano ha revocato la sua validità ? Nessuno trovò nulla da obiettare e i due giovani furono accolti a bordo. Eppure, oggi sappiamo che il governo degli Stati Uniti aveva annullato il passaporto di Edward il giorno prima, cioè il 22 giugno. Cosa era accaduto?

























Era accaduto che, il Governo cinese, per nulla desideroso di compiacere Washington e, non avendo motivo di perseguire l'operato di Snowden, si era rifiutato di ordinarne l'arresto. Il portavoce della Casa Bianca inviò formale protesta ad Hong Kong per aver ignorato la richiesta di estradizione e la revoca della validità del passaporto di Edward. A tali rimostranze, il Ministro della Giustizia di Hong Kong rispose, con gentile perfidia, che gli Usa avevano richiesto nei documenti la detenzione di un certo 'Edward James Snowden' e non di Edward Joseph Snowden. Di conseguenza, essendo sbagliata la trascrizione del secondo nome, mancavano le basi legali per il ritiro del passaporto e per arrestare il ricercato.       BLOCCATO A MOSCA - L'aeroporto di Mosca è pieno di giornalisti che attendono l'arrivo di Snowden. Alcuni di essi, conoscendo le sue intenzioni di imbarcarsi sul primo volo per l'isola di Fidél, hanno addirittura comprato biglietti per Cuba sperando di intervistarlo. Ma, quando Sarah ed Edward, dopo aver lasciato l'aereo proveniente da Hong Kong, cercano di prendere il primo volo per l'Havana, vengono fermati dalle autorità aeroportuali russe. La Casa Bianca ha tempestivamente trasmesso la nullità del passaporto di Snowden, quindi non può più proseguire il viaggio verso nessuna destinazione. Inoltre, in assenza di un passaporto valido, l'ex agente della Cia e della Nsa, non può neanche ottenere un visto di ingresso in Russia. La Harrison e Snowden restano dunque confinati per un mese nella zona di transito dell'aeroporto usufruendo di una camera gentilmente concessa dalla Direzione. Pur continuando a chiedere asilo politico ai governi di almeno una ventina di Stati, Snowden non ha mai avuto l'intenzione di rivolgere tale richiesta anche alla Russia, al fine di evitare sospetti di connivenza con il 'nemico storico' del suo Paese. Tuttavia, dopo aver consultato un avvocato russo, scopre che può chiedere all'Ufficio immigrazione un permesso di soggiorno temporaneo della durata di un anno. Il documento gli permetterà di uscire dall'aeroporto, di muoversi liberamente nell'ambito territoriale della Federazione russa e anche di recarsi all'estero per un periodo non superiore a tre mesi. L'Ufficio Immigrazione risponde positivamente alla richiesta di Snowden che potrà usare questo lasso di tempo come ritiene più opportuno, anche cercando di ottenere asilo politico in altri Stati culturalmente a lui più affini come la Francia e la Germania. Sarah Harrison, la giornalista investigativa di WikiLeaks, attingendo alla sua vasta rete di conoscenze, presenta Edward ad alcune famiglie americane residenti a Mosca alle quali potrà rivolgersi in caso di necessità. Sarah, dopo aver verificato l'esito positivo dell'integrazione di Snowden nella sua nuova realtà, ritiene che non abbia più bisogno di assistenza e si trasferisce in Germania.



























LA TANA NELLA NEVE - Dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno provvisorio per un anno, Snowden continua a chiedere asilo politico ad altri Stati europei, in particolare alla Germania, ma le sue richieste non vengono accolte. In alcune interviste dichiara che sarebbe disposto a ritornare negli Stati Uniti se gli venisse assicurato un equo processo ma Lon Snowden, il padre di Edward, pensa che sia un grosso rischio. Secondo la sua opinione, anche accettare l'offerta di asilo di alcuni Stati dell'America Latina sarebbe altrettanto rischioso:"Ho sicuramente apprezzato le offerte di Venezuela, Ecuador e Bolivia ma, ripensando a quando l'aereo del Presidente Morales è stato costretto all'atterraggio (a Vienna) per il sospetto che vi fosse mio figlio, credo che solo la Russia abbia la forza, la risolutezza e l'intenzione di proteggerlo." (vedi qui). Lon ottiene un visto per incontrare Edward in Russia e poi, successivamente, l'ex agente NSA incontrerà altri suoi familiari. Nel 2014 si realizzano due eventi molto importanti per Snowden: gli viene prorogato il permesso di soggiorno in Russia per altri tre anni e riceve la visita della sua amatissima Lindsay Mills. Quando lei va a bussare alla porta del suo appartamento a Mosca, lui ha un colpo al cuore e si aspetta uno schiaffo per averla abbandonata senza uno straccio di spiegazione. Ma Lindsay lo abbraccia, gli dice che è orgogliosa di lui per quello che ha fatto e non ha alcun problema a trasferirsi per proseguire nel loro rapporto. Oggi lavorano entrambi in Russia: lui come consulente informatico e organizzatore di videoconferenze, lei come fotografa e istruttrice di pole-dance. Il 13 settembre 2019 Edward accetta di rilasciare un'intervista per The Guardian. L'intervistatore è lo scozzese Ewen Mc Skill cioè uno dei giornalisti che aveva conosciuto sei anni prima, da fuggiasco, ad Hong Kong. Qui il video dell'intervista: vale la pena vederlo perchè ci mostra come Snowden sia finalmente un uomo realizzato nella sua vita professionale e sentimentale. Racconta a Mc Skill che il suo permesso di soggiorno è stato rinnovato una seconda volta fino al 2020 e che, nel 2017, ha sposato la sua Lindsay in un tribunale russo. Parla anche dell'imminente pubblicazione delle sue memorie prevista per il 17 settembre. Nella versione inglese il titolo è Permanent Record, in quella italiana diventa Errore di Sistema edito da Longanesi. Per il Governo Usa il 'tradimento' di Snowden, che denunciò al mondo i programmi di sorveglianza della NSA per il controllo di tutti e tutto, anche delle conversazioni telefoniche dei politici alleati, fu veramente traumatico. Gli investigatori incaricati dall'Intelligence non riuscivano a capire perché questo giovane agente non avesse esitato a sacrificare la sua vita sicura e appagante. Nel controspionaggio, il modello usato per individuare il movente a 'tradire' è quello del MICE: Money-Ideology-Coercion-Ego/Emocion. Cioè si tradisce per denaro, per ideologia politica, per costrizione (minacce, ricatto) oppure per egocentrismo o impulso emotivo. A chi considera Edward un 'traditore', anziché un eroico 'informatore', non resta che includerlo, piuttosto forzatamente, nella categoria dell'Ego. Ma Snowden a tutto questo replica che la motivazione va ricercata nei principi etici e nel rispetto della Costituzione americana che proibisce di spiare cittadini innocenti senza un mandato giudiziario. Restando in silenzio, Snowden sarebbe diventato complice della NSA nella violazione della privacy e del dettato costituzionale americano. Spesso nel nome, nel cognome o nel relativo anagramma, possiamo individuare una traccia riguardante il destino delle persone. E questo sembra essere anche il caso di Edward che ha trovato riparo proprio "in the SNOW DEN to Moscow" dove gli auguriamo di trascorrere anni felici con la sua amata Lindsay.



giovedì 25 luglio 2019

Il CORAGGIO di CHELSEA

NOTE BIOGRAFICHE - Chelsea Manning nasce a Crescent in Oklahoma il 17/12/1987 e viene registrata con il nome maschile di Bradley. Sarà conosciuta con questo nome fino al 2014, quando sarà avviato il suo cambiamento di genere tramite interventi chirurgici ed ormonali. Bryan, il padre di Bradley, è un militare della marina americana che, in missione nel Galles in Gran Bretagna, conoscerà Susan Fox e la sposerà. Nel 1976, i coniugi Manning hanno la prima figlia che chiameranno Casey e, dopo alcuni anni, si trasferiranno in America, in Oklahoma, dove appunto nascerà Bradley. Casey Manning, in seguito, dichiarerà nell'ambito del processo a carico del fratello, che i genitori erano entrambi alcolizzati e trascuravano i figli. Era lei a prendersi cura del fratello più piccolo, a preparargli i pasti e ad accompagnarlo a scuola. Quando i genitori divorziarono, la madre Susan prese il figlio più piccolo e ritornò nel Galles. Bradley, quindi, frequentò la Scuola Superiore in Inghilterra con ottimi risultati ma non riuscì a socializzare con i compagni che lo prendevano in giro per il suo accento americano e gli atteggiamenti effeminati. Dopo il conseguimento del diploma, Bradley decide di ritornare in America e di andare ad abitare dal padre che, nel frattempo, si era risposato. Le sue competenze informatiche gli consentono di trovare subito un lavoro come programmatore ma la vita relazionale diventa sempre più problematica. Parlando con il padre, gli confessa di essere attratto più dagli uomini che dalle donne ed incomincia a frequentare qualche boy friend per capire il suo orientamento sessuale. Ma gli amici che invita non sono graditi alla seconda moglie di Bryan Manning per cui, in seguito ad un violento alterco, viene cacciato via da casa. Troverà lavoro altrove, ma il padre non interromperà i rapporti con il figlio: in uno dei loro incontri, gli propone di arruolarsi nell'esercito dove avrebbe potuto conseguire una laurea frequentando gratuitamente l'università. Bradley accetterà di buon grado sperando di risolvere la sua disforìa di genere identificandosi con l'universo maschile dei militari.




















Qui sopra vediamo la famiglia Manning in una foto risalente a metà degli anni '90: a sinistra Susan Fox con il piccolo Bradley, al centro la figlia maggiore Casey e, infine, il capofamiglia Bryan Manning. WHISTLEBLOWER BRADLEY - Riprendendo il filo del discorso sull'arruolamento nell'esercito, Bradley, ad ottobre del 2007, inizia l'addestramento di base a Fort Leonard Wood, nel Missouri. Dopo sei settimane, non reggendo fisicamente e mentalmente alla dura disciplina e agli atti di bullismo a cui era sottoposto, viene inviato all'unità dei potenziali dimissionari (DU). Un commilitone, intervistato per The Guardian, riferirà quanto segue: " Il ragazzo era alto poco più di un metro e mezzo e per gli standard militari in vigore era un vero idiota, gli rinfacciavano di essere un finocchio, non piaceva a nessuno... ma se sei gay, un gay nascosto, non devi andare in un campo militare e mentire all'esercito pur di entrare e poi era un bambino incasinato che urlava terrorizzato e si rannicchiava in posizione fetale... l'allenamento di base è 'ti distruggiamo e ti ricostruiamo come soldato' e Manning, dopo la distruzione, non stava ritornando su...". Tuttavia risulta che, dopo aver toccato il fondo, Bradley abbia trovato la forza di reagire dal momento che le sue dimissioni furono revocate e gli fu consentito di ripetere con successo l'addestramento di base nel gennaio 2008. Dopo aver completato il corso MOS (Military Occupational Specialty) per ottenere la qualifica di analista dell'Intelligence e un ulteriore stage di preparazione per le missioni in Iraq, sarà assegnato alla Base Operativa Hammer vicino a Baghdad. Ed è qui che, mentre lavora, trova in archivio il video che sarà poi divulgato da WikiLeaks con il titolo di Collateral murder: rimane impietrito da ciò che vede, cioè l'assassinio intenzionale di civili e giornalisti innocenti da parte delle forze militari del suo Paese. La scoperta di Bradley avviene tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010: da allora, e fino a maggio, inizierà a cercare, trovare e scaricare files che documentano crimini contro l'umanità, violazioni del diritto internazionale ed altri abusi del potere statale.



Il 5 gennaio 2010, Manning scaricò migliaia di documenti che furono poi denominati 'Iraq War Logs'; tre giorni dopo continuò il download di altro materiale che sarà divulgato come 'Afghan War Logs' e trasferì il tutto su un CD-RW con la copertina di Lady Gaga. Ha poi copiato tutti i files dal suo laptop su un scheda SD che ha inserito nella sua fotocamera per portarla con sè negli Stati Uniti durante due settimane di permesso. Arrivò in America il 24 gennaio e pensò di consegnare i documenti trafugati al Washington Post, ma il redattore non sembrò interessato all'acquisizione; provò anche a contattare il New York Times dal quale non ebbe nessun riscontro. Allora, il 3 febbraio inviò i registri delle guerre in Iraq e in Afghanistan a Wikileaks tramite Tor (sw per le comunicazioni anonime). Dopo il suo ritorno alla base in Iraq, provvederà a spedire altri files e a fronteggiare i suoi problemi di disforìa di genere inviando una e.mail al suo supervisore di brigata Sergeant Paul Adkins. Nella mail, che ha come oggetto "My problem" e, in allegato, una sua foto con parrucca e abiti femminili, scrive: "Questo è il mio problema. Ne ho avuto i sintomi da molto tempo ed ha causato guai anche alla mia famiglia. Pensavo che una carriera nell'esercito potesse servire a sbarazzarmene ma non è così, con il passare degli anni mi tormenta sempre di più...". Adkins parlò di questo fatto con i terapisti del soldato Manning ma, nell'immediato, non furono presi provvedimenti. Fra i files depositati da Bradley in questo periodo nel dropbox di WikiLeaks, ce n'è uno, dell'Esercito, classificato secret noforn che considera questo sito una minaccia alla sicurezza nazionale. Il report, che si compone di 32 pagine, è stato redatto a febbraio del 2008 e si intitola - Wikileaks.org—An Online Reference to Foreign Intelligence Services, Insurgents, or Terrorist Groups? - E' stato poi divulgato a marzo del 2010 dalla redazione di WL, con questa etichetta: "U.S. Intelligence planned to destroy WikiLeaks". Dopo soltanto un anno e mezzo dalla sua fondazione (2006) il sito era già stato attenzionato.



L'ARRESTO, IL PROCESSO, LA CONDANNA - A maggio del 2010 sta per compiersi il destino di Bradley Manning, cioè l'incontro virtuale con l'hacker Adrian Lamo, vale a dire il giuda iscariota che lo consegnerà al Federal Bureau of Investigation. A questo personaggio ambiguo sarà dedicato un paragrafo più avanti, per il momento occorre ricordare che Bradley lo considerava al massimo un hacker grey hat con il quale potersi confidare senza un alto rischio d delazione. Il soldato Manning era in piena crisi di identità personale. La relazione affettiva con lo studente musicista Tyler Atkins, che durava da circa un anno, si era esaurita contemporaneamente alla sua partenza per l'Iraq. Questo gli aveva fatto capire che lui non era un ragazzo omosessuale, come aveva sempre creduto, ma che era una ragazza imprigionata nel corpo sbagliato. Aveva già informato i suoi superiori del fatto che aveva cominciato a sentirsi una donna; negli anni che seguirono, pur essendo in detenzione, avrà l'assistenza sanitaria necessaria per effettuare la transizione di genere. Manning non conosceva personalmente Lamo ma in internet c'erano notizie sul suo passato di hacker, delle violazioni della rete del New York Times per le quali era stato condannato, delle sue attività di moderatore di siti web e di collaborazioni giornalistiche. Quando Bradley gli spedisce una mail lui lo invita a chattare su AOL IM (instant messenger) e lo incalza per ottenere dettagli ed identificazione; riesce a guadagnarsi la sua fiducia scrivendo: "Sono un giornalista e un reverendo (della Universal Life Church), puoi scegliere uno dei due e considerare il dialogo come un'intervista o una confessione che non saranno mai rese pubbliche e usufruire di un minimo di protezione legale..."- Lamo lo rassicura nuovamente sulla segretezza del dialogo e Bradley replica: "Ma non sono una fonte per te... sto parlando come qualcuno che ha bisogno di un dannato sostegno morale ed emotivo...". E lui, di rimando: "Te l'ho già detto, niente di tutto questo è per la stampa". La chat dura qualche giorno ma già durante il suo svolgimento, Adrian Lamo denuncia i fatti all'FBI: il 26 maggio 2010 Bradley Manning viene arrestato in Iraq e poi tradotto alla Corte marziale: il 30 luglio del 2013 la sentenza lo condanna a 35 anni di detenzione.



MANNING TRADITORE e LAMO PATRIOTA - Durante il processo, Manning si dichiarò colpevole di 10 dei 22 capi di accusa che la Corte marziale gli aveva addebitato. Tuttavia venne condannato per 17 di essi ed assolto per i rimanenti reati, cioè quelli che riguardavano la collaborazione con il nemico. Leggendo il Full Statement, cioè la dichiarazione integrale preparata da Bradley sui fatti a lui imputati, possiamo scoprire la motivazione profonda  che lo ha indotto a diventare non un 'traditore della patria' bensì un whistleblower, vale a dire un 'segnalatore' di illeciti ed abusi. Malgrado le autorità dell'esercito abbiano cercato di fomentare l'immagine di un Manning gay, isterico e mentalmente disturbato, la perizia psichiatrica dell'accusa non è riuscita a trovare niente di più che una disforia di genere e una lieve forma di narcisismo. Da non dimenticare che soltanto i candidati con il più alto IQ potevano essere ammessi al corso di analista dell'intelligence e Bradley, al termine, ha conseguito questa specializzazione con un punteggio elevato. Parlando al Giudice del video, poi diffuso da WikiLeaks sotto il nome di Collateral murder, Manning così descrive il comportamento di una squadra di attacco aereo (Apache): "L'aspetto più allarmante del video tuttavia era la sete di sangue, per loro molto gradevole, che manifestavano a più riprese. Disumanizzavano gli individui che stavano massacrando chiamandoli "bastardi morti" mentre si congratulavano a vicenda per la capacità di ucciderne in gran numero. Ad un certo punto, nel video si vede un individuo gravemente ferito che cerca, strisciando, di spostarsi in una zona più sicura. Allora, uno dei membri dell'equipaggio gli urla di prendere un'arma per avere il pretesto di colpirlo. Questo può essere paragonato ad un bambino che tortura le formiche usando una lente di ingrandimento... Mentre un camion di soccorso sta per raggiungere la persona ferita,la squadra aerea chiede ripetutamente di colpire il mezzo considerandolo una minaccia e lo fa per ben sei volte anche se, al secondo attacco, scopre che è un camion di soccorso e dentro ci sono dei bambini feriti dalle armi aeree... I membri dell'equipaggio non sembrano avere simpatia per i bambini e i loro genitori:"E'colpa loro se hanno portato i bambini in battaglia...". Poi, verbalizzano il loro divertimento alla vista dei veicoli terrestri che procedono schiacciando i corpi stesi sul terreno...". Manning fece altre ricerche sulle regole di ingaggio di questa squadra aerea e accertò che erano state violate più di una volta.




Bradley non ha deciso di divulgare il materiale in suo possesso per tradire la patria, per denaro o per desiderio di protagonismo, ma per denunciare crimini contro l'umanità ed altri reati definiti tali dal Diritto Internazionale. Dando attuazione ad uno dei principi fondanti di WikiLeaks e cioè che, "per ottenere giustizia occorre rendere manifesta l'ingiustizia", egli sperava che la pubblica opinione e le autorità ponessero rimedio alle aberrazioni a cui aveva assistito. Cioè voleva "removing the fog of war and revealing the true nature of 21st century asymmetrical warfare". Nell'immagine in alto a sinistra vediamo il delatore di Manning, ADRIAN LAMO. Era nato a febbraio del 1981 vicino a Boston nel Massachusetts da padre colombiano e madre americana. Frequentò le scuole superiori senza conseguire un diploma perché aveva già cominciato a girovagare come un nomade per diverse città. Nel 1998 viene nominato rappresentante della gioventù LGBTQ dal Consiglio di Vigilanza di San Francisco e, nel 1999, segue un corso per ricevere l'ordinazione di Ministro della Chiesa della Vita Universale. Quando ebbe i primi problemi con le autorità, la Corte fu clemente imponendogli di conseguire un Ged e di frequentare l'American River College in California dove studiò giornalismo. Aveva iniziato ad hackerare alcuni siti importanti come Microsoft, Yahoo e il New York Times; si spostava frequentemente di città in città dormendo sul divano in casa di amici oppure nei parchi e negli edifici abbandonati. Faceva uso sistematico di droghe. Si connetteva alla rete usando gli Internet Point dei Cyber Cafe e i computer delle biblioteche pubbliche. Questo gli valse il soprannome di "Homeless Hacker" e gli consentì di sfuggire alla polizia per un anno e mezzo, fino a quando, stanco di imboscarsi, decise di costituirsi all'Fbi e di patteggiare: era il 2003. L'anno dopo fu condannato a sei mesi di detenzione e a due anni di libertà vigilata. I detrattori di Adrian Lamo lo descrivono come un abile manipolatore di fatti e persone, intellettualmente strategico e in grado di mentire in modo convincente per giustificare il suo operato. Quando Lamo fu chiamato a testimoniare durante il processo contro Manning, l'Avvocato difensore D. Coombs evidenziò il cinismo dell'hacker che, mentre in chat aveva promesso riservatezza sia come giornalista  che come reverendo, nelle successive ventiquattro ore aveva già consegnato copie delle conversazioni all'esercito e alla rivista Wired. Il 'patriota' Lamo replicò che, quando aveva rassicurato Bradley scrivendo "niente è per la stampa", intendeva soltanto che lui non avrebbe pubblicato nulla come giornalista a suo nome. La giustificazione risultò talmente pretestuosa da suscitare l'ironia degli uditori e perfino un velato sorriso di compatimento dell'imputato Manning.























Coombs rinfaccia a Lamo di non aver rispettato il segreto confessionale a cui era obbligato come ministro della Chiesa della Vita Universale (20 milioni di seguaci in Usa); in aggiunta, nel ruolo di giornalista, sarebbe stato protetto dalla legge se non avesse voluto denunciare la fonte delle informazioni che era, appunto, il soldato Manning. L'immagine pubblica di Adrian Lamo decadde rapidamente nel mondo degli hacker. Quando partecipò alla conferenza annuale degli "Hackers on Planet Earth" del 2010, ricevette molte critiche per aver denunciato Bradley ed alcuni lo definirono un 'boccino' dell'Fbi. Con l'Fbi, Lamo aveva avuto a che fare quando era riuscito a patteggiare  una pena abbastanza mite e, probabilmente, quella fu l'occasione per ingaggiarlo come informatore. Secondo Andy Greenberg di Forbes, Lamo era diventato un analista delle minacce alla sicurezza per Project Vigilant, impresa appaltatrice semi-segreta del Governo capeggiata da Chet Uber. Per un certo periodo a partire dal 2011, Adrian Lamo dichiarò di aver ricevuto minacce di morte per aver denunciato Manning e si rese irreperibile trasferendosi in Colombia. Dopo essere ritornato negli States fronteggiò problemi di salute a causa dell'assunzione di droghe e psicofarmaci. A marzo del 2018, cioè a nove mesi dall'uscita dal carcere dell'ex soldato Manning, Lamo viene trovato morto nel suo appartamento di Wichita in Kansas. Viveva in un complesso residenziale per veterani con basso reddito sovvenzionato dal Governo Federale presso il quale, evidentemente, aveva acquisito dei meriti. Nel rapporto di autopsia, la causa della morte è definita come "indeterminata"; nel suo organismo sono state rinvenute tracce di numerosi farmaci, ma niente alcol o droghe per uso ricreativo. La dose dei farmaci suddetti, idonei a curare ansia, depressione e fenomeni convulsivi, non era tale da provocare la morte. Nessuna traccia di tentato suicidio o tentato omicidio, quindi caso chiuso ? Mica tanto... Gli esaminatori che hanno eseguito l'autopsia del cadavere hanno trovato sotto i vestiti, incollato sulla coscia sinistra, un adesivo con questa scritta: "Adrian Lamo Progetto Vigilant Assistant Director Analisi delle minacce/Indagine 70 Bates Street Northwest, Washington DC 20001". Le autorità non hanno ritenuto il caso di effettuare ulteriori indagini.






















CHELSEA MANNING - Contemporaneamente alla sua detenzione, iniziano per Bradley Manning le battaglie legali per ottenere il cambio di nome  all'anagrafe e le terapie ormonali previste per la sua disforìa sessuale. Tale disforìa le era stata diagnosticata da ben due medici specialisti militari per i quali la terapia di sostegno alla transizione di genere era essenziale per il suo equilibrio psichico. Ma, diversamente dal carcere civile, in un carcere militare americano tale trattamento non era consentito. Di fronte alla prospettiva di dover attendere più di trent'anni per l'uscita dal carcere e poi effettuare la transizione tanto agognata, il detenuto Manning subisce un crollo emotivo e mentale che si concretizza in un tentativo di suicidio prontamente sventato dalle guardie. Nell'aprile del 2014 il Tribunale del Kansas accoglie la richiesta di Manning per modificare legalmente il nome di Bradley Edward in Chelsea Elizabeth: è la sua nuova data di nascita anagrafica. Ma, per l'inizio della terapia, dovrà impegnarsi l'anno successivo in un altro contenzioso che si concluderà con una sentenza a lei favorevole. Il parere dei medici dell'esercito fu determinante per farle conseguire il risultato voluto, come risulta da una nota scritta dal Comandante dell' Usbb a febbraio del 2015: "Dopo aver attentamente considerato la raccomandazione che il trattamento ormonale è appropriato dal punto di vista medico e necessario, soppesando tutti i rischi associati alla sicurezza, si approva questa aggiunta al piano di cura della detenuta Manning". Due mesi dopo, Chelsea scrive una lettera di ringraziamento ad Amnesty International per il sostegno ricevuto, ne riporto alcuni stralci: "Volevo ringraziarvi tutti per le vostre azioni di sostegno e solidarietà... per il supporto di migliaia di persone là fuori che hanno scritto a me e al Presidente (Obama) per il mio perdono e la mia liberazione... Queste cartoline e lettere hanno letteralmente inondato la stanza della posta e la mia cella durante il mio compleanno a dicembre... I miei giorni sono occupati e molto di 'routine'. Lavoro in una falegnameria professionale durante la settimana e sto seguendo corsi universitari per corrispondenza. Mi alleno per restare in forma e leggo giornali, riviste e libri per tenermi aggiornata e imparare cose nuove. Ho infine iniziato il mio trattamento di ormoni... è stato un tale sollievo per il mio corpo e il mio cervello che, finalmente, si sono allineati... nel complesso le cose si stanno muovendo bene...". Per leggere la versione integrale della lettera sul sito di Amnesty clicca QUI .























VERSO LA LIBERTA'- Qualche mese dopo la condanna, a settembre del 2013, l'avvocato di Chelsea Manning inoltra al Presidente degli Stati Uniti una richiesta di condono con il sostegno formale di Amnesty International. Nella richiesta viene evidenziato il fatto che, i files divulgati dalla detenuta Manning, non erano classificati come 'sensibili' e non hanno causato danni reali al Paese. A novembre del 2016, dopo tre anni di silenzio amministrativo, Chelsea decide di prendere in mano il suo destino e di rinnovare la petizione via web tramite il sito "We the People". Questo sito, voluto dal Presidente Obama, era una sezione del portale della Casa Bianca per inoltrare petizioni. Se queste petizioni avessero raccolto il sostegno di almeno 100 mila firme entro 30 giorni dalla presentazione, avrebbero ricevuto una risposta ufficiale dai funzionari preposti alla materia. Come ho già scritto sopra, la petizione di Manning fu inoltrata entro la fine di novembre 2016 e già il 10 dicembre il traguardo delle 100 mila firme era stato raggiunto e superato. Secondo le regole stabilite, a gennaio del 2017 Chelsea ottiene una risposta dai funzionari del Dipartimento della Giustizia: il suo nome è stato inserito, insieme ad altri, in una lista ristretta di candidati per la commutazione della pena. Ora, però, occorre attendere la valutazione del caso che ne darà Obama. Avviene tutto velocemente pochi giorni dopo: il 17 gennaio del 2017 il Presidente degli Stati Uniti firma il decreto per commutare l'intera condanna inflitta alla detenuta Chelsea Manning, ad eccezione degli ultimi 4 mesi ancora da scontare in carcere. Il giorno dopo, in conferenza stampa, Obama parlerà della motivazione del provvedimento: confrontando il duro trattamento riservato a Manning con quello di altri leakers (divulgatori) che avevano ricevuto condanne più leggere, riteneva che, una consistente riduzione della pena fosse un doveroso atto di giustizia. L'uscita dal carcere di Chelsea viene stabilita per il 17 maggio alle prime luci dell'alba. Mentre, emozionata, si prepara ad abbandonare la sua cella così si esprime: "Dopo altri quattro mesi di ansia, il giorno è finalmente arrivato... Non vedo l'ora di respirare l'aria tiepida della primavera! Qualsiasi cosa avrò davanti a me, è molto più importante di quello che ho passato. Sto scoprendo tante cose in questo momento, il che è eccitante, divertente e completamente nuovo per me...". E poi, dopo qualche pausa: "Voglio provare quella meravigliosa sensazione di unità con le persone e la natura, senza filo spinato, sbarre o strette cabine per le visite... Voglio poter abbracciare di nuovo la mia famiglia ed i miei amici e... nuotare... sì, voglio andare a nuotare ! ! ! ".













UNA VITA NUOVA - Durante gli anni trascorsi in carcere, Chelsea si era dedicata al miglioramento della sua formazione culturale studiando diverse materie e frequentando corsi universitari per corrispondenza. Pur essendo in detenzione, aveva iniziato la sua attività di pubblicista per Cosmopolitan e The Guardian. La caporedattrice di quest'ultimo, Katharine Viner, annunciò nel 2015 che Manning era entrata a far parte del Guardian come autrice di opinioni sulla guerra, i diritti 'lgbtq' e la libertà di informazione. Nel giugno del 2017, Chelsea Manning rilascia la sua prima intervista da donna libera a Good Morning America sul canale Abc news e, ovviamente, ringrazia il Presidente Obama per averle concesso un'altra possibilità. Nel corso dell'intervista ribadisce che è lei l'unica responsabile del rilascio delle informazioni per cui è stata condannata: "Non c'è nessun altro...Nessuno mi ha chiesto di farlo, nessuno me lo ha ordinato... sono io la causa..." E di nuovo parla della motivazione: "Ogni giorno occorreva esaminare fatti, statistiche, rapporti, date, orari luoghi e, alla fine, ti fermi e basta... Ho smesso di vedere i numeri e le comunicazioni ed ho iniziato a vedere le persone..." Con la divulgazione dei documenti sperava di scatenare un dibattito pubblico anche a livello internazionale e non di minacciare la sicurezza della nazione. Quando poi le viene chiesto di commentare  la dura battaglia legale per ottenere la transizione di genere risponde così: "Combattere per ottenere il trattamento ormonale era importantissimo per me perché è ciò che letteralmente mi tiene in vita... gli ormoni mi impediscono di sentirmi la persona sbagliata. Nella mia mente provavo quella sensazione orrenda come se volessi strappare il mio corpo via da me... non voglio più ripetere quell'esperienza... è davvero terribile !". In altre occasioni ha dichiarato che come donna si sente serena, più sicura e in equilibrio con se stessa. Che il cambiamento di genere abbia avuto effetti positivi possiamo scoprirlo osservando le foto e i filmati che la riguardano. La bassa statura che, quando era il ragazzo Bradley, costituiva motivo di scherno e derisione non esiste più: metà della popolazione femminile del pianeta è alta come lei, inoltre il suo fisico androgino e slanciato le ha consentito di posare come fotomodella in più di un'occasione. La cura ormonale, nel suo caso, ha agito con efficacia perché somministrata ad un soggetto già carente di caratteri mascolini secondari, cioè con scarsa peluria, dotato di muscolatura poco definita e ossatura sottile. Chelsea veste 'casual', usa un trucco raffinato e leggero e segue la moda senza esagerare; l'immagine che ha voluto creare di se stessa è quella di una giovane donna molto gradevole e carina.



SOSTENITORI e DETRATTORI - Fra i sostenitori di Chelsea Manning, possiamo annoverare oltre ai membri delle associazioni lgbt, molti intellettuali e politici di sinistra, attivisti per il rispetto dei diritti umani e think tanks sui crimini di guerra. Fra i personaggi più influenti che si sono impegnati nella difesa di Manning, ma anche di Assange e Snowden, ricordiamo il quasi novantenne liberale Daniel Ellsberg. I detrattori possono essere individuati negli ambienti conservatori, nell'apparato statale amministrativo e militare e, principalmente, fra i funzionari della Central Intelligence. Per questi ultimi, il soldato Manning è un traditore: rivelando i crimini commessi dai colleghi militari, ha infangato il Governo e pregiudicato la sicurezza dello Stato. Ma il forte super ego di Bradley/Chelsea esprime un senso del dovere che va oltre lo Stato e si focalizza sulle vittime innocenti, sulle 'morti collaterali' generate dal Moloch a stelle e strisce. Fin da quando era adolescente, Manning ha interiorizzato il codice etico implicito nell'imperativo categorico di Kant, cioè il TU DEVI. Quindi l'azione da compiere era quella di rendere accessibile al più vasto pubblico possibile le prove dei crimini di guerra. Jordan Davis ha riferito sul suo amico d'infanzia Manning che, quando fu cacciato di casa dalla seconda moglie del padre, mise nello zaino pochi oggetti essenziali e "La critica della Ragion Pratica". Non se ne separava mai, i pensieri del filosofo curavano la sua fragilità emotiva ed illuminavano le sue idee. Quando, qualche anno più tardi fu arrestato in Iraq e poi detenuto a Quantico in Virginia, chiese alla sua famiglia di portargli una decina di libri. Fra questi figuravano "La critica della Ragion Pura", "La Critica della Ragion Pratica" e "L'arte della guerra" di Sun Tzu. Dovendo fronteggiare le turbe della disforìa di genere e degli stati depressivi, Manning ha fatto del suo intelletto la roccaforte più sicura in cui rifugiarsi. Mercoledì13 settembre, Chelsea riceve la nomina di borsista presso la prestigiosa Kennedy School in cui si formano i gruppi dirigenti Usa. Sempre nello stesso giorno, riceve l'incarico di borsista anche Sean Spicer un ex portavoce della Casa Bianca. Manning e Spicer erano stati inseriti in un elenco di una dozzina di Visiting Fellows per l'anno accademico 2017/18. Un Visiting Fellow è un esperto qualificato in determinate materie invitato a tenere un ciclo di lezioni, o ricerche, presso l'Università richiedente. Quali sono le qualifiche per cui Chelsea riceve l'invito ? Sono queste: "... esperta di sicurezza della rete, delle conseguenze sociali, tecnologiche ed economiche della IA, editorialista per The Guardian e The New York Times, sostenitrice dei diritti gender...". La reazione dei conservatori è dura ed immediata: Michael Morell, ex funzionario dell'Intelligence, rassegna le sue dimissioni da Senior Fellow scrivendo: "...non posso far parte della Kennedy School di Harvard che onora una criminale condannata, la Sig.ra Chelsea Manning, invitandola a fare la Visiting Fellow...".




Sempre nello stesso giorno, cioè giovedì 14, anche il direttore della CIA, Mike Pompeo, scrive al Decano Elmendorf della Kennedy School a sostegno della protesta di Morell; aggiunge anche che non avrebbe partecipato ad un Forum programmato in serata nei locali dell'Università. Elmendorf comprende che non può entrare in conflitto con queste personalità governative e che non ha altre opzioni se non quella di revocare la nomina di borsista a Chelsea Manning: lo fa subito, comunicandole per telefono il provvedimento che è costretto ad adottare. Quando Chelsea riceve la chiamata, è appena scesa da un palco a San Francisco dove ha ricevuto un premio importante per la libertà d'informazione dalla fondazione Electronic Frontier (EFF). I suoi collaboratori riferiscono che non la prende affatto bene e interrompe la comunicazione chiudendo il telefono. Tuttavia, il Decano Elmendorf non riesce ad evitare la contestazione dei sostenitori di Manning. Allora, il 15 settembre pubblica una dichiarazione in cui, praticamente, si scusa con tutti per non aver valutato correttamente le sue iniziative didattiche. Chelsea commentò brevemente quanto accaduto in due tweets: 1° "this is what a military/police/intel state looks like the @cia determines what is and is not taught at @harvard" 2° "honored to be 1st disinvited trans woman visiting @harvard fellow they chill marginalized voices under @cia pressure". E non sarà certo un caso se, una settimana dopo, a Manning è stato negato l'ingresso in Canada dagli Stati Uniti a causa dei suoi trascorsi penali. Nonostante Chelsea non fosse fautrice di una determinata ideologia politica, per qualche tempo ha pensato che la politica fosse uno strumento per migliorare la società. Il 26 giugno 2018 riesce ad arrivare seconda alle primarie del Maryland fra gli otto candidati democratici in lizza per la nomina al Senato. Nel ringraziare i suoi sostenitori, sul sito della campagna elettorale, scrive: "Abbiamo iniziato questa campagna sapendo che si trattava di una prospettiva remota ma sono convinta che il cambiamento di cui le persone hanno veramente bisogno vada oltre ciò che il nostro sistema bipartitico corrotto è disposto ad offrire. Dobbiamo realizzare il potere che abbiamo come individui. Dobbiamo usare quel potere per costruire qualcosa di nuovo". Per un breve periodo, Chelsea frequentò anche alcuni personaggi dell'estrema destra americana (alt-right) soprattutto per curiosità intellettuale e per sviscerare le loro intenzioni. Alla fine rassicurò i suoi sostenitori che non era diventata razzista o fascista: "I was a spy, not a racist". L'umiliazione patita a causa del rifiuto del Decano di Harvard viene compensata ben presto dalle richieste che provengono da altre Università e College per tenere conferenze o condurre seminari. Parteciperà ad eventi pubblici a Londra e Berlino ma non in Canada dove il Governo non le permette di entrare. Riceve poi una serie di inviti per apparizioni pubbliche a Sidney, ma anche l'Australia nega il visto d'ingresso. In Nuova Zelanda, invece, le concedono un permesso di lavoro per Wellington ed Auckland.

























 Il permesso le era stato rilasciato dai funzionari del Dipartimento 'Immigrazione'. Quando fu chiesto al PM Jacinda Ardern se aveva intenzione di opporsi alla concessione per non incrinare i rapporti con gli Usa, rispose: "Siamo una nazione che permette la libertà di parola e di espressione... penso che ci sia interesse ad ascoltare quello che la Sig.ra Manning ha da dire e dobbiamo permettere ai Neozelandesi di ascoltare le sue parole...". Che lezione di democrazia! ANCORA IN PRIGIONE - Nel febbraio del 2019, Chelsea riceve una citazione del Grand Jury della Virginia che indaga da anni su eventuali reati commessi da Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks. La citazione le impone di presentarsi come testimone in audizione segreta nell'udienza di marzo. Tuttavia, Manning, che non ha nessuna intenzione di testimoniare in un processo a porte chiuse dove le sue parole potrebbero essere omesse o strumentalizzate, chiede al suo avvocato di impugnare la citazione affinché ne sia dichiarata la nullità. Nella convocazione dell'8 marzo, il Giudice respinge la richiesta di annullare la citazione ed invita la convocata a rispondere alle domande assicurandole l'immunità totale su quello che dirà. Chelsea risponde che non ha nulla da riferire oltre a quanto verbalizzato nel processo della Corte marziale culminato con la sua condanna nel 2013; le informazioni che può dare, e che riconferma, sono già tutte agli atti del sistema giudiziario. A causa del rifiuto di rispondere, il Giudice Claude Hilton la mette in stato di accusa per oltraggio alla Corte ordinandone la detenzione fino a quando non si deciderà a testimoniare, oppure, fino alla scadenza del mandato della Giuria. Il mandato scade il 9 maggio e Manning ritorna in libertà, ma soltanto per sette giorni. Infatti, viene citata di nuovo come testimone dalla nuova Giuria il 16 maggio e di nuovo ribadisce il suo rifiuto di rispondere alle domande in un'udienza non aperta al pubblico. Anche questa volta viene trattenuta in prigione, ma la sentenza del Giudice Anthony Trenga è più pesante perché corredata da multe esorbitanti e chiaramente vessatorie: dopo i primi trenta giorni di carcere sarà multata per 500 dollari al giorno, dopo sessanta giorni per 1000 dollari, fino a quando non collaborerà con la 'giustizia' o fino quando non scadrà nuovamente il mandato della nuova Giuria. Ma Chelsea, così replica al Giudice: "Il Governo non può  costruire una prigione abbastanza terribile, o un sistema peggiore, dell'idea che io possa rinunciare ai miei valori. Preferirei morire di fame piuttosto che cambiare le mie opinioni al riguardo. Lo dico letteralmente...". Ancora l'influsso di Kant, ancora l'imperativo categorico, il 'tu devi' che non ammette deroghe o cedimenti, il punto fermo della sua vita...